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Un post così figo e solo MEZZA risposta?? Siamo diventati proprio vecchi. Ok, ci provo. Sapri. Uhm... Sapri... Ci troviamo in provincia di Salerno - per chi, giustamente, non lo sapesse -, al confine tra Campania e Basilicata, proprio sul mare, ma con le montagne (montagne di serie B, mica il Monviso che ora saluto al mattino andando al lavoro.) proprio a picco sulla spiaggia, a due passi. Proprio ieri ho preso i biglietti per tornare lì dove ancora vive tutta la mia famiglia, dai genitori alle sorelle, passando per cugini, nonna (ne è rimasta solo una) e zii più o meno stretti. Sapri è una cittadina di mare ed ha scorci spettacolari, da quel punto di vista, ma quando abitavo lì non l'ho mai vissuta come una località marittima, per cui la spiaggia non sarebbe uno dei luoghi in cui porterei un eventuale visitatore. Certo, se ci andate in agosto è inevitabile, ma questa è un'altra storia. A Sapri non ci si sveglia presto, o almeno IO non mi sveglio quasi mai presto, quando ci torno. Si fa con calma, i ritmi sono rilassati, lenti. La colazione si fa rigorosamente a casa, in pigiama, al tavolo di marmo della piccola cucina, con il caffè nelle tazzine colorate e le chiacchiere sommesse di mia madre che chiederà almeno 35 volte "Ma sei sicura di non volere una tazza di latte?", mentre già prepara la cena, probabilmente per il giorno dopo. Se venite a trovarmi a Sapri, vi porterò a casa dei miei per la colazione, questo è certo. Perché "la colazione" è un momento sociale che va dal risveglio ad un momento non meglio identificato che poi si trasforma improvvisamente in quello in cui si apparecchia la tavola per il pranzo. In quel lasso di tempo, raramente sarete da soli e in silenzio. Per quanto voi detestiate il genere umano parlante al mattino (è proprio il mio caso), quella è una componente imprescindibile della colazione. Il campanello suonerà diverse volte e vedrete apparire i più disparati personaggi: la nonna di passaggio con le sue rivelazioni mistiche su Padre Pio che, in sogno, le fa dà consigli imprecando; la zia che è passata a comprare il pane e ne porta un po'; la vicina di casa che chiede un po' di zucchero e resta a raccontare la sua vita; la sorella con gatto di contorno che fa una seconda colazione prima di andare al lavoro... e così via. E per quanto tu possa essere di pessimo umore, per quanto tu voglia solo bere un maledetto caffè in santa pace (rigorosamente in pigiama, anche questo è importante: a tavola, per qualunque pasto, si deve essere comodi.)... ti ritroverai, inspiegabilmente, a partecipare almeno ad uno degli assurdi e chiassosi discorsi che speravi di evitare. Sopravvissuti a questo, è tutto in discesa. Se siete insicuri, paranoici o soffrite di manie di persecuzione, il consiglio è quello di apparire sobri il più possibile, nell'abbigliamento e nella capigliatura, perché per le strade di Sapri TUTTI vi guarderanno neanche avessero uno scanner installato negli occhi. Se è venerdì, si può andare al grande mercato "per fare un giro" tra i banchi e ridere dei soprannomi che i venditori affibbiano a qualsivoglia ragazza gli passi davanti, per attirare l'attenzione sulla propria merce. Il giro, sappiatelo, si trasformerà in shopping sfrenato senza che ve ne rendiate neppure conto. Perché i prezzi sono spesso ridicoli e gli articoli spesso interessanti. Chi resiste, ha tutto il mio rispetto. E di certo non è una donna. Sapri è piccola, ma per un turista ha piccoli tesori da scoprire. C'è la passeggiata con panorama mozzafiato per arrivare al porto; c'è il centro storico, "la Marinella", fatto di vicoli che sembrano usciti direttamente da un film con Sofia Loren, dove le vecchie porte di legno sono sempre aperte e gli anziani portano le sedie per strada e passano il tempo lì, osservando tutto; c'è il lungomare, che si divide in "prima", "seconda", "panchine" e "campetti" che, in gergo saprese, rappresentano rispettivamente il marciapiedi che costeggia la strada, la passeggiata con ringhiera che dà sulla spiaggia, lo spazio pieno di aiuole, panchine e giochi per bimbi che sta nel mezzo e, infine, il campo da tennis. C'è la villa comunale, un bel parchetto sotto casa dei miei, dove una statua di Carlo Pisacane (il vanto della città, insieme alla "Spigolatrice") troneggia fiera; c'è il minuscolo "anfiteatro" di Piazza San Giovanni; ci sono le rovine di una villa romana; c'è un'antica torre di vedetta; c'è il vecchio faro. C'è il Buon Pastore, un piccolo castello (con tanto di torre) proprio alla fine della strada in cui si trova la casa dei miei, dove io andavo all'asilo. (E' gestito dalle suore, un tempo c'era la scuola materna al piano terra e una casa di riposo ai piani alti, poi hanno chiuso l'asilo, n.d.r.). Un posto bellissimo che, purtroppo, non sempre si può visitare. Vi porterei a vedere tutto questo e lo faremmo rigorosamente a piedi, perché a Sapri, almeno in centro, non ci sarebbe affatto bisogno di un'auto, anche se è una cosa che i sapresi proprio non riescono a capire. A pranzo si potrebbe optare per il ristorante del lido "Lazzarella", con terrazza sul mare, dove si può mangiare dell'ottimo pesce che piacerebbe anche a chi di solito non mangia pesce (ad esempio io), a prezzi onesti e con una vista decisamente bella, anche per chi non ama particolarmente i paesaggi marini (per esempio io). A Sapri il clima è piuttosto mite, ma in inverno il vento non smette quasi mai di soffiare e spesso passano di lì delle simpatiche trombe d'aria che, puntualmente, distruggono molti alberi e si tengono per mano con l'alta marea che finisce per inondare buona parte del lungomare. Sono cose prevedibilissime, che succedono da quando ho memoria, ma se si rimediasse non ci si potrebbe più lamentare, no? I sapresi tendono a lamentarsi, molto e spesso. Dopo pranzo non vi farei fare nulla. E non perché io abbia poca fantasia, ma semplicemente perché dopo pranzo, a Sapri, NON SI FA nulla, non si può, è tutto chiuso, tutto morto, tutto deserto. L'avevo detto che il ritmo è lento, no? Allora si potrebbe approfittare per rilassarsi su una panchina in mezzo al verde, o in spiaggia, o a casa propria, come tutti. A Sapri ci sono alberghi e campeggi, ma non saprei consigliarne uno piuttosto che un altro, perché non ne ho mai avuto bisogno, naturalmente. Né conosco persone che ne abbiano usufruito. Molti turisti (i più, quelli che affollano la città in estate) frequentano quei posti da generazioni ed hanno una casa in cui stare, o ne affittano una. Gli alberghi sono per i turisti stranieri (tedeschi, per lo più) e i campeggi per quelli troppo numerosi per una casa (napoletani, soprattutto). Al pomeriggio, in inverno, c'è un posto in cui non si può evitare di andare. (E Chiara-Lacrima lo sa bene. ) Si chiama Chocolatèra e si trova sul lungomare (lato strada, non lato mare). E' un posto piccolissimo, con solo 3 tavolini, dove la musica in sottofondo è sempre dolce, pacata, poco invadente, ma imprescindibile. Un posto in cui, come dice il nome, si può bere una buona cioccolata calda, un tè o una tisana, in tazze di fine porcellana, accompagnati da biscotti e cioccolatini artigianali di qualunque tipo. E' un posto raccolto, con luci soffuse, intimo, con la porta a vetri da cui sbirciare la pioggia violenta (se a Sapri piove, lo fa sempre con violenza, non ci sono altri modi) godendosi il tepore di un momento rilassato. Un bel posto, semplice e senza pretese. Si possono anche acquistare i prodotti che vengono serviti ed intavolare discorsi interessanti con il proprietario. (Proprietario che possiede anche la gelateria proprio lì di fronte, che quest'anno ha vinto un premio come miglior gelateria d'Italia, tra l'altro). Se è inverno e magari Dicembre, vi porterò al corso Garibaldi, chiuso al traffico tutti i pomeriggi in occasione delle festività natalizie, dove ci sarà un piccolo evento quasi ogni giorno. Potrebbero essere i mercatini di Natale, le caldarroste ed i pop corn, i cori natalizi, l'animazione per i bambini, le aiutanti di Babbo Natale che distribuiscono caramelle, un concerto (e probabilmente ci sarà mia zia a cantare, tra l'altro), i negozi aperti fino a notte e così via. In realtà non faremmo altro che passeggiare su e giù per quella strada, semplicemente godendoci l'atmosfera ed il casino, con un bicchiere di vin brulè tra le mani (probabilente gratis). Ma vi assicuro che ve ne ricordereste a lungo. Se è estate, si potrebbe andare agli stands dei libri in fondo al lungomare, a cercare bei titoli tra le occasioni, oppure alla nuovissima fiera del fumetto (io non ho avuto occasione di andarci, ma mia sorella me ne ha parlato bene), oppure ad una delle 3 (e dico TRE, una per ogni mese estivo) feste di paese (San Vito, San Francesco e San Giovanni), a guardare le bancarelle della fiera, deridere l'improbabile cantante anni '80 (o sanremese) ingaggiato per l'occasione e, soprattutto, ad aspettare i fuochi d'artificio col naso all'insù. A Sapri ci saranno fuochi d'artificio più spesso di quanto si possa immaginare, quasi sempre legati ad eventi religiosi. Arrivata la sera, c'è un solo posto in cui non posso fare a meno di andare, quando sono lì: lo Scidron, il pub in cui ho praticamente passato l'intera adolescenza (e mica a bere, ero povera!). E' un posto semplice, in penombra perenne, con un proprietario sempre sorridente (nonché mio ex datore di lavoro) e buonissimi panini fatti in casa con ottimi ingredienti (lavoravo lì ed ho potuto constatarlo di persona). I panini hanno nomi di località canadesi, ma non ho mai chiesto il perché. Ad ogni modo, la mia classica ordinazione prevede un TORONTO, ossia hamburger, fontina, lattuga, patatine, maionese, ketchup. Con aggiunta di cipolla e/o bacon, a seconda dei gusti. Panino che, anni fa, è stato modificato (hanno tolto il pomodoro ed aggiunto le patatine) perché io e le mie amiche ogni sabato sera lo chiedevamo nella variante che ora è diventata la ricetta ufficiale. Just sayin. Per quanto riguarda le birre, si va sul sicuro, in quanto il proprietario è un appassionato e ci tiene a servire roba di qualità. Quindi, chiedete e vi sarà dato. Se si va allo Scidron, non pensate di mangiare ed andar via. NO. Qualunque pasto, a Sapri, prevede che si resti al tavolo BEN OLTRE l'ultimo boccone. A dire cazzate o a deprimersi (ai tempi del liceo, era più probabile la seconda), a scrivere sulle tovagliette di carta e strappare il sottobicchiere, a pensare e ripensare se prendere o meno il dessert (di solito no, perché si potrebbe fare un salto, DI NUOVO, alla Chocolatèra proprio lì accanto.). Per digerire, i sapresi camminano. Camminano ore ed ore, ovviamente al lungomare. E' il tipico "struscio" (che lì chiamano, invece, "vasche"), nulla di più. E di solito comprende anche il fermarsi decine di volte proprio al centro della passeggiata, a parlare con un vecchio amico spuntato dal passato remoto, salutarsi diecimila volte e poi restare ancora bloccati lì perché, nel frattempo, ne arriverà un altro e così via. Quando si riesce a liberarsi, se il vento non è troppo gelido, ci si può sedere su una delle scomodissime (e spesso rotte) panchine presenti, a sparlare dell'abbigliamento improbabile delle ragazzine in tiro nemmeno dovessero andare in discoteca di lì a un attimo. Solitamente la cosa va avanti per molto, così che a mezzanotte si possa fare un salto in "cornetteria" (poi diventata "yogurteria") per una brioche appena sfornata, un waffle o un frozen yogurt, a scelta. Sì, Sapri è un posto in cui si ingrassa per forza, perché ruota tutto attorno al cibo. POSTILLA: Esistono locali in cui ci si può concedere l'aperitivo e sbronzarsi ad ore tarde, non fraintendetemi. Ma il punto è che, quando vivevo lì, non avevo queste abitudini. Conosco i posti per sentito dire, tramite i racconti di mia sorella, soprattutto. Io e i miei amici eravamo dei grungettoni disadattati (o almeno lo speravamo) che leggevano poesie in stazione e si facevano seghe mentali sull'universo seduti sul pavimento, per cui non faccio esattamente testo, in quel senso. Mi sono trasferita a Roma ed ho scoperto che mi piaceva andare a ballare in certi locali, che l'happy hour può sostituire la cena e tante altre cose. Ma Sapri l'ho sempre vissuto come un posto semplice, piccolo (anche se così piccolo non è, in fondo), senza grosse attrattive. Ancora oggi, quando torno, faccio esattamente le stesse cose e ne approfitto per stare tranquilla, per rallentare, per concedermi il lusso di fare nulla. Non per niente, quando abitavo lì ero una delle più grandi frequentatrici di questo forum... non avevo proprio altro da fare, scrivevo e basta, che fossero romanzetti o posts qui. Ma, in fondo, cosa c'è di meglio che far niente (o quasi), quando si è in vacanza? Insomma, se volete, vi ci porto volentieri! Mi si è stretto il cuore: per il tavolo di marmo, per la Chocolatera, per lo Scidron (dove una tipa ti aveva attaccato un bottone sul fatto che a nessun personaggio potevano accadere tante sfighe come a quelli di RaiN... e noi l'avevamo guardata inorridite), per le poesie in stazione. Grazie per questa risposta bellissima, Ve, spero di riuscire a ricambiare "portandoti" a Cagliari. =) |